Omicidio Colposo Caduta dall'alto - ponteggio
Un giovane architetto ha un obiettivo in mente, quando comincia a raccogliere i frutti del duro lavoro: acquistare una casa di proprietà. È il simbolo della riuscita professionale, della capacità di far rendere una carriera oltre il successo legato alle sfide lavorative.
Spesso si inizia con l’aiuto della famiglia che mette a disposizione i fondi necessari per avviare la propria attività, e allora, dopo la dovuta gavetta all’ombra di un professionista affermato, si può dapprima aprire uno studio nel quale ricevere clienti, iniziare a farsi un nome, a far circolare la raccomandazione da cliente a cliente.
Però la strada è sempre in salita e le spese che un professionista deve affrontare sono molte, ecco perché poter arrivare all’agognato acquisto è un traguardo tanto più importante nella vita quanto prima arriva.
Per un giovane architetto calabrese, che vive a Roma, la fortuna ha bussato alla porta quando i genitori hanno deciso di lasciare la casa dove erano vissuti negli anni per trasferirsi in una sistemazione più comoda.
L’età che avanza porta con sé meno esigenze e i grandi spazi che prima ospitavano una famiglia allegra e numerosa, ora sono difficili da gestire per una coppia che si avvia all’anzianità. E così, comincia una nuova fase della vita per tutti.
Certo, l’immobile ha bisogno di lavori di manutenzione e deve essere riadattato ai gusti più moderni di un giovane. Ma questo è pane quotidiano per S.C. nelle cui vene scorre il richiamo dello stile, e potersi dedicare per una volta al luogo dove abiterà lui stesso e non un altro estraneo, lo riempie di gioia.
Per eseguire i lavori di ristrutturazione, si affida ad una ditta che già conosce perché in passato era stata contattata per la sistemazione degli immobili di alcuni suoi clienti. La impresa edile non è grande, conta qualche muratore specializzato, ma sono bravi, rapidi e soprattutto economici.
Misure tecniche di sicurezza da adottare
Durante l’esecuzione dei lavori la ditta lavora in perfetta autonomia e non ha bisogno della presenza del padrone di casa. Egli, quindi, si allontana senza badare a controllare se tutte le disposizioni di sicurezza sono state osservate e attuate dagli operai del cantiere.
Purtroppo però, accade l’imprevisto.
Uno degli operai alle dipendenze della ditta edile, cade al suolo mentre si trova sopra una delle impalcature montate negli interni dell’edificio e, a causa delle lesioni gravissime riportate nell’urto con il pavimento, muore poco tempo dopo.
Il proprietario di casa, che a livello contrattuale risulta committente dei lavori, ha anche la responsabilità di fare osservare tutte le misure di sicurezza, comprese le corde e le trattenute a cui assicurarsi durante l’esecuzione di lavori da effettuarsi a distanza dal suolo.
Di conseguenza, l’architetto viene imputato per il reato di omicidio colposo e la sua vita stravolta in un attimo.
Tutta la felicità che stava vivendo per avere finalmente conquistato il traguardo della sua vita sembra svanire nel nulla. Non solo, ma a rischio c’è anche la sua professione: quale credibilità potrà mai più avere un architetto accusato di negligenza per non aver saputo vigilare sulla sicurezza dei lavori effettuati in casa sua?
Il destino sembra aver avuto la mano pesante
La situazione è destinata a sconvolgere anche la sua famiglia, egli ha infatti sempre rappresentato un esempio di serietà umana e professionale e trovarsi ora a difendere il figlio prediletto da una accusa così terribile è devastante.
Oltretutto, immaginando quali potranno essere le conseguenze della sua responsabilità, se dovesse essere accertata, egli non potrà più esercitare la professione di architetto e allora la vicenda potrebbe avere anche risvolti economici pesanti.
Il giovane architetto ha però in sé tutta la voglia di reagire alle accuse e di poter continuare a vivere e lavorare a testa alta.
Sa di avere fatto il possibile perché i lavori fossero effettuati in totale sicurezza, sa anche di avere lasciato la casa solo dopo essersi accertato che gli operai al lavoro sulle impalcature fossero effettivamente agganciati ai dispositivi di sicurezza.
A difendere il professionista dell’architettura è l'Avvocato Penalista specializzato nelle responsabilità derivanti dagli infortuni sul lavoro.
Il suo compito è quello di dimostrare che a carico del suo cliente non vi sono ragioni per contestare le accuse di negligenza, imprudenza e/o imperizia, e violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.
Il Pubblico Ministero chiede l’incriminazione per omicidio colposo
Una sfida non facile, perché la pubblica accusa non è disposta a retrocedere dalle sue convinzioni.
Per il Pubblico Ministero il giovane architetto calabrese è colpevole di avere omesso l’osservanza delle regole che prevengono gli infortuni e dovrà rispondere della morte dell’operaio.
Per questo, chiede che venga condannato a due anni di reclusione.
Assolto con formula piena per non aver commesso il fatto
L’avvocato decide di proseguire la strada del processo chiedendo per il suo cliente le forme del giudizio abbreviato. Non verrà eseguito il dibattimento e la sua colpevolezza verrà decisa alle luce delle prove già acquisite in fase di indagine e presenti nel fascicolo del Pubblico Ministero e in quello della difesa.
L’avvocato crede fermamente che lo stato degli atti sia sufficiente ad escludere la colpevolezza e non intende sottoporre il suo cliente al tour de force delle testimonianze e delle lungaggini derivanti dalla durata fisiologica del processo penale.
Il Giudice della Udienza Preliminare, GUP, in forza al Tribunale di Roma ha infine assolto il giovane architetto S.C. con formula piena. Ha infatti pronunciato l’assoluzione dal reato di omicidio colposo per non avere commesso il fatto.
Ha riconosciuto che egli ha fatto tutto quanto era in suo potere per rispettare le norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro ed ha adottato tutte le idonee misure per garantire la salute e la sicurezza degli operai che stavano eseguendo i lavori edili nel suo immobile e da lui stesso commissionati.
Resta da accertare quale sia stata la vera causa che ha determinato la caduta al suolo dell’operaio. Una volta dimostrata la presenza dei dispositivi di sicurezza grazie al sopralluogo tempestivo della polizia giudiziaria, non si è stato però in grado di capire come mai l’operaio sia finito a terra.
Forse un malore gli ha fatto perdere il controllo, forse ha eseguito una manovra accidentale e imprudente o forse ancora un altro muratore presente nella stessa impalcatura potrebbe avergli fatto perdere inavvertitamente l’equilibrio costringendolo a cadere a terra.
Fatto sta, che tutte queste situazioni non hanno avuto nulla a che vedere con le regole che il giovane architetto e committente dei lavori doveva osservare per evitare responsabilità di sorta, e con tutta evidenza i fattori che hanno determinato la morte del muratore devono ascriversi, così sancisce il GUP, ad elementi incompatibili con i lavori da svolgere e pertanto il committente non ha avuto alcun tipo di responsabilità né diretta né indiretta nell’incidente.