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Sequestro Preventivo Del Reddito di Cittadinanza

Secondo gli ultimi dati circa 2 milioni e 500 mila cittadini usufruiscono del reddito di cittadinanza.

Si tratta del più imponente sostegno economico statale erogato mensilmente ai cittadini in possesso dei requisiti personali e patrimoniali.

Requisiti erogazione reddito di cittadinanza

Per accedere al reddito di cittadinanza è necessario essere cittadino italiano, europeo o risiedere in Italia da almeno dieci anni di cui gli ultimi due anni in maniera continuativa.

Sarà, inoltre, necessario un patrimonio immobiliare inferiore a 30 mila euro (esclusa la prima casa), un patrimonio mobiliare inferiore a 6 mila euro (cifra che potrebbe essere più alta in considerazione dei componenti del nucleo familiare), un ISEE inferiore a 9 mila 360 euro annui ed un reddito familiare inferiore a 6 mila euro (incrementato fino a 9.360 euro se risiede in abitazione in locazione).

Dalla lettura di questi requisiti è possibile sostenere che il reddito di cittadinanza sia un vero e proprio toccasana per i cittadini più bisognosi, volto quindi ad aumentare l’occupazione e contrastare la povertà e le disuguaglianze.

In pratica è volto ad aiutare chi si trova in momentanea difficoltà contribuendo al sostentamento del soggetto richiedente ed eventualmente del suo nucleo familiare, dandogli la possibilità di formarsi al fine di inserirsi nel mondo del lavoro, poter pagare l’affitto, fare la spesa, integrare il proprio reddito e quello della propria famiglia.

In possesso di tutti questi requisiti e dopo aver proceduto a tutte le faccende burocratiche sarà possibile ottenere la famosa carta gialla dove mensilmente verrà erogato il reddito di cittadinanza, che potrà variare dai 780 euro (comprensivi di contributo per l’affitto) per un soggetto adulto single, ai 1330 euro (comprensivi di contributo per l’affitto) per un nucleo familiare composto da cinque persone.

Responsabilità penale reddito di cittadinanza

Tale manovra è stata oggetto di numerose discussioni all’interno dei palazzi istituzionali soprattutto per il grosso rischio che dietro tanta gente realmente bisognosa e che ne abbia giustamente diritto, se ne nasconda altra che furbamente ne approfitta e ne usufruisca indebitamente.

Ad oggi i fatti di cronaca raccontano che non sono pochi i “furbetti” che percepiscono indebitamente il reddito di cittadinanza, si tratta per lo più di delinquenti e lavoratori in nero, i quali, risultando disoccupati, agirano i vari paletti posti dai requisiti ai fini dell’ottenimento del reddito e riescono quindi a percepirlo.

Attenzione però, perché dietro la sottoscrizione di un modulo, ci può essere un reato perseguibile in sede penale e civile.

Sequestro Preventivo reddito di cittadinanza

A rendere la vita più difficile a questi furbetti è la Corte di Cassazione che con una recentissima pronuncia dispone che chiunque dovesse aver avuto comportamenti non corretti allo scopo di ricevere senza averne i requisiti il sussidio, oltre al rischio di subire provvedimenti penali e restituire le cifre ottenute illegalmente con la consequenziale cancellazione del beneficio, potrà vedersi destinatario di un sequestro preventivo del reddito, e quindi un sequestro della carta. 

Contestualmente sarà bloccata ogni erogazione in denaro.

Ciò in ragione del fatto che nelle more processuali tali soggetti continuano a percepire il reddito incuranti del rischio, è chiaro invece che attraverso il sequestro preventivo della carta non si potrà continuare a godere del beneficio e quindi non ci sarà la possibilità di ottenere indebitamente denaro che non ci appartiene.

E’ una piccola novità giurisprudenziale, essendo i primi casi approdati in una decisione della Cassazione solo nel Gennaio 2020.

Si tratta di un provvedimento cautelare che si mette in atto in caso di procedimento penale volto a contrastare l’indebito prelievo della somma.

La vera novità sta nel fatto che potrà procedersi a sequestro anche nel caso in cui il fruitore abbia fornito informazioni false o incomplete al fine di ricevere il reddito di cittadinanza che in realtà non gli spetta.

Lavoro in Nero e RDC

Nel caso trattato, due coniugi avevano attestato il loro stato di disoccupazione ma il marito era stato sorpreso dai carabinieri nello svolgimento di attività lavorativa in nero.

La corte ha pertanto disposto il sequestro preventivo della carta reddito di cittadinanza, nel caso di false indicazioni od omissioni di informazioni dovute, anche parziali, da parte del richiedente, indipendentemente dall’accertamento dell’effettiva sussistenza delle condizioni per l’ammissione al beneficio economico.

La disciplina richiamata dalla Corte è quella dell’art. 7 del DL 4/2019, che prevede: la reclusione da 2 a 6 anni per chi renda o utilizzi dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero ometta informazioni dovute; è prevista inoltre la reclusione da 1 a 3 anni in caso di omessa comunicazione delle variazioni di reddito o del patrimonio anche nel caso in cui provengano da attività illecite.

Entrambe le fattispecie contemplate dalla norma si configurano come reati di condotta e di pericolo dirette a tutelare l’amministrazione contro informazioni mendaci e omissioni da parte di soggetti che intendono percepire o percepiscono indebitamente il sussidio.

Tale disciplina, come ritenuto dalla corte, è correlata al generale principio antielusivo che s’incardina sulla capacità contributiva di cui all’art. 53 della Costituzione ed in subordine al più generale principio di ragionevolezza consacrato all’art. 3 della Costituzione. Quindi la punibilità del reato di condotta è strettamente legato al dovere di lealtà del cittadino verso le istituzioni dalle quali riceve un beneficio oltre che al mero pericolo di un ingiusto profitto.

Articolo 7 D.L. n. 4/2019, conv. in legge n. 26/2019

Indebita percezione del reddito di cittadinanza ex art.7 cc.1 e 2 D.L. n. 4/2019, conv. in legge n. 26/2019:

L’art. 7 c.1 punisce con la reclusione da 2 a 6 anni coloro che, per ottenere il Reddito di Cittadinanza, forniscono o utilizzano dichiarazioni, documenti falsi, attestanti cose non vere oppure omettono informazioni rilevanti per l’ammissione al beneficio o la sua esclusione.

La norma ricomprende ogni tipo di falsità o omissione.

L’art. 7 c.2 punisce con la reclusione da 1 a 3 anni l’omessa comunicazione di variazioni reddituali o patrimoniali da parte del percettore del RdC. L’omissione riguarda la comunicazione all’Inps circa l’avvio di un rapporto di lavoro regolare o anche irregolare.

Le condotte previste dalle due fattispecie in parola appaiono sovrapponibili a quelle di cui all’art.316ter.

La prima giurisprudenza in materia (Cassazione sentenza n. 5289 del 25 ottobre 2019), relativa al sequestro preventivo della card con cui si attiva il RdC, ha stabilito che lo stesso, “nel caso di false indicazioni od omissioni di informazioni dovute, anche parziali, da parte del richiedente il reddito di cittadinanza, può essere disposto anche indipendentemente dall’accertamento dell’effettiva sussistenza delle condizioni per l’ammissione al beneficio”.

Dunque, la punibilità del reato si spingerebbe oltre il pericolo di un profitto ingiusto, facendo riferimento al “generale dovere di lealtà dei cittadini verso l’amministrazione”.

Da ultimo un’altra sentenza di Cassazione n. 30302/2020 ha rigettato il ricorso avverso il sequestro preventivo dell’erogazione del Reddito di Cittadinanza in seguito all’accertamento della omessa dichiarazione della fine di una convivenza all’ente preposto (INPS). Dato che rileva nella quantificazione del reddito.

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