Colpevolezza dell’imputato
La colpevolezza rappresenta l’elemento soggettivo che deve sussistere nel corso del comportamento ritenuto illecito, ossia quella spinta volitiva che è sottesa alla condotta criminosa, il dolo.
Anche se non sempre è indispensabile una piena volontà da parte dell’autore della condotta, in quanto, per alcuni reati la legge prevede espressamente che è sufficiente, ai fini della condanna, che l’autore abbia agito con negligenza, imprudenza o imperizia, mediante un comportamento contrario a leggi, regolamenti, ordini o discipline; è il caso di quella che viene definita “colpa” (ad esempio omicidio colposo).
Oltre all’analisi dell’accaduto, per la quale il giudice e i difensori possono essere aiutati (come già ricordato in altre pubblicazioni presenti in questa sezione), da esperti in materia come i consulenti tecnici, la vera sfida arriva nel momento in cui deve definirsi un comportamento come colposo o doloso, o anche nessuno dei due.
Come si fa a comprendere quando il pentimento di una persona è solo strumentale e finalizzato all’ottenimento di uno sconto di pena o, viceversa, questo è realmente sincero e merita di essere considerato in sede di valutazione della pena?
Ci si può affidare a qualche indizio, al proprio istinto, alla proprie convinzioni: c’è chi crede che l’uomo abbia sempre una parte di sé incapace di far del male ad altri e chi, invece, ritiene impossibile ogni tipo di resipiscenza per chi affronta un processo penale.
Queste sono le vere difficoltà nell’applicare la pena, difficoltà che solo il giudice, nella segretezza e solitudine della sua camera di consiglio, può affrontare e tentare di risolvere.
Reati al limite: responsabilità medica
Benché tutti i reati abbiano pari dignità, ve ne sono alcuni che più degli altri smuovono gli animi e le coscienze, se non altro per l’importanza degli interessi coinvolti.
Un esempio su tutti è rappresentato dalle condotte inerenti la professione di medico, o del direttore sanitario dell'ospedale.
La diffusione degli interventi sanitari e la consapevolezza che domani potremmo essere al posto della vittima di oggi, ci inducono ad una particolare attenzione tutte le volte in cui venga ravvisata negligenza nell’esercizio della professione sanitaria.
Ciò che fa più paura ovviamente non è rappresentato dalla possibilità che il medico ci faccia del male volontariamente e scientemente, ma, al contrario ci terrorizza il pensiero che il dottore possa sbagliare e ledere così la nostra incolumità.
Questo è il motivo principale che vede i medici sul banco degli imputati: l’aver cagionato colposamente la morte, la perdita di un organo o di un senso o, ancora, di un arto.
L’errore in questo campo spesso non è rimediabile e rovina la vita del medico tanto quanto quella del paziente e dei suoi famigliari, per sempre.
Reati Sessuali
Un altro delitto particolarmente sentito è rappresentato dagli abusi sessuali, specialmente quando vi è un coinvolgimento di minori.
Nelle ipotesi citate viene coinvolta la sensibilità e l’empatia che si crea nei confronti di altre persone (molto spesso facenti parte dello stesso nucleo famigliare e commessi in concorso con altri maltrattamenti), ma vi sono anche altri sentimenti che, nel momento in cui sono feriti, suscitano il nostro risentimento e la nostra indignazione, come il senso della giustizia personale.
Furto e Spaccio di droga
I tribunali sono inoltre appesantiti dalla mole di piccoli reati della microcriminalità locale: piccoli furti, spaccio di qualche dose di droga, estorsioni di lieve entità.
Il giudice è sempre portato in questi casi a dare una seconda chance, specie se l’imputato è particolarmente giovane, come spesso accade.