Rimborso del Pagamento Non Autorizzato
Se hai scoperto un addebito non autorizzato hai diritto al rimborso del pagamento illegittimo avvenuto mediante ad esempio carte PostePay, Nexi, Revolut, Visa, MasterCard, oppure attraverso bancomat, GooglePay, ApplePay.
Per verificare la possibilità di richiedere il rimborso per un prelievo illegittimo di denaro, contattaci per una valutazione gratuita. E' consigliabile contattarci prima di sporgere denuncia/querela.
Attenzione: non assumiamo incarichi in caso di transazioni contestate inferiori ai 300 euro.
La diffusione sempre più capillare della rete internet e dei dispositivi mobili ha reso sempre più semplice utilizzare strumenti di pagamenti elettronici come le carte di credito PostePay, Nexi, GooglePay o ApplePay.
L'utilizzo di internet banking (home banking) o la titolarità di una carta prepagata, bancomat, Visa, etc è ormai parte del sistema di pagamento a disposizione del consumatore.
Nella quasi totalità dei casi, è possibile accedere al proprio saldo e dettaglio spese tramite il sito/app dedicata, inserendo le proprie credenziali, codici di sicurezza, otp e token che sono forniti dall'intermediario finanziario (Banca).
Al fine di garantire la sicurezza del cliente vengono consegnati dei dispositivi elettronici fisici (“token”) o virtuali (tramite app) che generano dei codici di sicurezza momentanei OTP, ovvero forniscono una procedura di autenticazione a più fattori.
Nondimeno di solito viene attivato anche un servizio di sms alert o notifica push per avvisare il cliente di eventuali operazioni sul conto.
Contestazione Addebito Non Autorizzato Carta di Credito
L'utilizzo di questi sistemi di pagamento presenta rischi connessi al furto o captazione delle credenziali da parte di terzi che, così facendo, si introducono in maniera fraudolenta sistema informatioo ed effettuano pagamenti, prelievi ed ordini non autorizzati a spese della vittima.
Le operazioni di pagamento oggetto di disconoscimento sono principalmente addebiti su PostePay o carta di credito Nexi, bonifici bancari sepa, grazie ai quali vengono prelevati talvolta anche ingenti somme di denaro (fino anche all'intero importo residuo sul conto), senza il preventivo consenso da parte del titolare.
Phishing: richiesta dei codici di accesso tramite email
Il fenomeno più frequente è il c.d. phishing che consiste nel tentativo ad opera di truffatori di conoscere in maniera ingannevole dati personali e le credenziali di accesso/pin.
In tali casi, infatti, l'ignara vittima si vede recapitare un messaggio sms o di posta elettronica un’email proveniente da un indirizzo molto simile (o identico) a quello della Banca in cui gli vengono richiesti i codici di accesso per risolvere un presunto problema, ricevere un rimborso o compiere un’altra azione di accesso, al fine di operare immediatamente ed indisturbatamente sul conto all’insaputa del consumatore.
Può dunque capitare che la vittima si veda prelevare dal proprio conto somme di denaro senza avere in alcun modo autorizzato l'operazione rendendosi conto di essere stato vittima di una truffa, frode informatica e accesso abusivo a sistema informatico.
Può anche accadere che la violazione avvenga direttamente tramite la clonazione della carta. La clonazione del bancomat o della postepay sono più frequenti di quanto si pensi, in quanto i truffatori agiscono direttamente sugli atm postamat o comunque sul dispositivo che legge la carta.
Rimborso prelievi sul conto e PostePay: OTP e Token
Sul fornitore della carta e del conto incombe la responsabilità di garantire la sicurezza di tutte le attività che potrebbero portare all’accesso fraudolento ad opera di terzi nel sistema informatico.
Infatti, se hai subìto un prelievo sul conto non autorizzato, possiamo aiutarti a ottenerne il rimborso.
La responsabilità dell’istituto bancario o di credito nell’esercizio della sua attività viene quindi tradizionalmente fatta ricadere nell’ambito dell’art. 2050 del Codice Civile, vale a dire nell’ambito della responsabilità per l’esercizio di attività pericolose.
Tale norma prevede infatti che chiunque nell’esercizio di un’attività pericolosa per sua stessa natura o per la caratteristica dei mezzi adoperati (come quella della gestione del denaro), provoca un danno a terzi è tenuto al risarcimento a meno che non provi di aver adottato tutte le cautele per evitarlo.
Nel caso di operazioni effettuate tramite strumenti elettronici, la banca in qualità di titolare del trattamento di dati personali, è tenuta a rispondere dei danni derivati dal fatto di non aver impedito a terzi di introdursi in maniera fraudolenta nel sistema telematico del cliente attraverso la sottrazione delle sue credenziali di accesso.
Per verificare la possibilità di richiedere un rimborso degli addebiti fraudolenti, contattaci subito per una valutazione gratuita.
Rimborso del Pagamento non autorizzato – truffa del Bancomat
Qualora si scopra una transazione non autorizzata, può richiedere il rimborso e del danno ed ottenere, pertanto, il denaro sottratto con l'inganno.
Così come previsto dalla normativa vigente relativa ai servizi di pagamento, quando l’assistito disconosce di aver autorizzato un pagamento è il prestatore del servizio a dover dimostrare la genuinità dell'operazione, invertendo l’onere della prova.
Infatti, secondo la giurisprudenza costante, in simili circostanze, la ripartizione dell’onere della prova, deve seguire la disciplina dettata principalmente dall’art. 15 del Codice della Privacy il quale dispone che chiunque cagiona un danno ad altri per effetto illecito del trattamento di dati personali è tenuto al risarcimento, ai sensi dell’articolo 2050 c.c.
Ciò comporta che la banca, tenuta all'osservanza della diligenza professionale tipica dell’accorto banchiere, deve dare la prova della riconducibilità dell’operazione al cliente, anche se è stato utilizzato l’OTP (one time password).
Insomma la banca deve dimostrare che l'operazione si è verificata a causa di un errore del cliente che è stato vittima di una frode e non ha custodito con perizia i suoi codici di accesso, oppure per cause di forza maggiore.
Sicurezza informatica – l’OTP non basta per evitare la Frode informatica
In particolare Nexi, Postepay, e qualunque altro intermediario bancario finanziario deve dare prova di aver adottato delle misure di sicurezza a tutela dei dati personali dei clienti, in grado di ridurre al minimo i rischi di frode informatica, ed accesso non autorizzato.
Da ultimo, l'istituto bancario dovrebbe dimostrare quindi di aver adottato le misure minime di gestione delle credenziali di autenticazione, di aver adottato un sistema di autorizzazione "forte", di aggiornamento del sistema, di aver predisposto dei sistemi per prevenire i trattamenti illeciti dei dati e accessi non consentiti ai loro programmi informatici, non bastando allegare la prova di utilizzo delle credenziali e dell’otp.
Diritto al Rimborso e Risarcimento dell'Operazione Disconosciuta - Google Pay
In materia di sottrazioni e di uso fraudolento delle credenziali home banking numerose sono le ormai le pronunce giudiziali a favore del correntista quali la sentenza della Corte di Cassazione n. 2950 del 2017 pronunciata sul ricorso di un correntista di Poste Italiane Spa che si era visto prelevare delle somme di denaro dal proprio conto corrente tramite due bonifici bancari effettuati dal suo home banking tramite l’utilizzo dei suoi codici di accesso e mai autorizzati dallo stesso.
A seguito del rigetto della sua domanda in primo e secondo grado la Suprema Corte ha rilevato la carenza probatoria di Poste Italiane di aver adottato adeguate misure di sicurezza idonee ad impedire l’accesso illecito di terzi nei propri sistemi di pagamento, essendo l’istituto tenuto ad osservare la diligenza tipica dell’accorto banchiere.
Non essendo tale prova fornita dalle Posta, la Cassazione ha accolto la richiesta del correntista.
In un analogo caso, sottoposto invece al Tribunale di Roma, sez. Civile, che si è pronunciato con sentenza n. 16221 del 2016, un correntista che aveva acceso un contratto di conto deposito online con una Banca si era visto prelevare da ignoti dal suo conto corrente un’ingente somma di denaro, superiore ai 110 mila euro.
In tal caso la banca, non avendo predisposto un secondo sistema di autenticazione o l’invio di email o sms allert, è stata condannata al rimborso delle somme illegittimamente prelevate al suo cliente oltre ai danni subiti per vedersi garantito suddetto rimborso alla somma complessiva di Euro 130 mila.
Vi è poi assidua giurisprudenza collegiale e amministrativa sull'elusione della normativa attraverso lo strumento di pagamento Google Pay ed Apple Pay usato da molti intermediari bancari. Le diverse pronunce a favore dei Clienti sono dei Tribunali e dei collegi arbitrali di Roma, Milano, Napoli e Bologna.