Morbo di Crohn ed epatite C contratta in ospedale: risarcimento danni
P.V. nel luglio 2003 scopre di essere affetto da una patologia invalidante, il Morbo di Crohn, che lo costringe a diversi trattamenti farmacologici e a ripetuti ricoveri per tenere sotto controllo la malattia. Durante uno di questi ricoveri, lo sfortunato scopre di avere anche l’epatite.
Un ragazzo con davanti a sé molte prospettive, di studio e di guadagno.
Con la possibilità di fare carriera e di non privarsi di nessuna chance. Aveva sopportato con molta pazienza la diagnosi di una brutta afflizione dell’intestino, che lo avrebbe portato sull’orlo dell’invalidità, pensando che avrebbe potuto curarsi e recuperare il tempo perduto. Ma questa ultima notizia lo coglie impreparato e lo fa sprofondare nella disperazione.
Il Morbo di Crohn è una infiammazione molto seria del tratto intestinale che comporta un radicale cambiamento delle abitudini nella vita di una persona. Nei casi più gravi dove adeguare l’alimentazione e regolare uno stile di vita più sano non sortiscono effetti, è necessario intervenire con la somministrazione di farmaci e, in ultima analisi, con la rimozione chirurgica dei tratti intestinali compromessi.
Si può comprendere con quale angoscia P.V. abbia affrontato il futuro che lo aspettava, costellato di ricoveri e di speranze. Sì perché dal primo ricovero ha riposto la sua fiducia nei medici che lo avrebbero preso in cura, ed ha varcato la soglia dell’ospedale di Bari conservando nella mano il certificato che sanciva la spiegazione di quei forti crampi addominali, e nel cuore la speranza che i farmaci avrebbero risolto il problema.
In ospedale, dopo tutta una serie di accertamenti che avevano escluso malattie peggiori a carico degli organi addominali, il ragazzo viene preso in carico con la diagnosi di "Morbo di Crohn" con la prescrizione di una futura rivalutazione clinico-terapeutica.
Avvocato per risarcimento danni da epatite contratta in ospedale
Tuttavia, peggiorando la situazione, i medici compiono ulteriori accertamenti e individuano la presenza degli anticorpi dell’epatite di tipo C, diagnosticandola in fase acuta.
Non avendo mai scoperto, nell’anamnesi, alcun nesso tra la sua condotta o altre situazioni e l’insorgenza della malattia epatica, il ragazzo inizia a coltivare la convinzione che questa malattia fosse dovuta a una negligenza del personale sanitario.
La preoccupazione serpeggia tra i componenti della famiglia. Cosa accadrà ora, potrà questo ragazzo già provato dalla malattia, riuscire a svolgere una vita normale? Ovviamente la risposta è difficile che nasca dall’ottimismo e sono tutti propensi a vedere il futuro di P.V. appeso ad un filo.
L’epatite può facilmente degenerare in malattie gravi e altamente compromettenti, oltre alla difficoltà di relazionarsi con le altre persone che, se a conoscenza della situazione, potrebbero allontanarlo o ritenerlo responsabile di comportamenti non adeguati quale causa della epatite, una malattia spesso associata ad abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti.
Per questo motivo il paziente si rivolge all'Avvocato per approndire la fattibilità di un azione legale per ottenere il risarcimento dei danni.
Malasanità: paziente con Morbo di Crohn contrae epatite in ospedale
Come c’era da aspettarsi, la situazione clinica di P.V. peggiora in conseguenza della nuova diagnosi.
Costretto ad assumere farmaci potenti per tenere sotto controllo la proliferazione degli anticorpi dell’epatite e il progredire del Morbo di Crohn, P.V. si trova presto a fare i conti con un nuovo disagio.
Durante un day hospital, esami approfonditi rivelano che il ragazzo sta perdendo anche l’udito.
E quel che è peggio, è che la sordità incipiente interessa entrambi gli orecchi ed è di medio – grave entità, destinata a peggiorare proprio perché correlata all’assunzione di una particolare terapia a base di interferone.
Colonscopia non sicura: il caso di epatite e la vittoria in tribunale
Lo Studio Legale gli consiglia di agire contro la Azienda Ospedaliera per ottenere un risarcimento di tutti i danni che sta patendo a causa della loro imperizia.
All’esame della documentazione, emerge in tutta la sua disperata chiarezza che l’epatite è diretta conseguenza della colonscopia.
Il perito dimostra la scarsa igiene degli strumenti utilizzati
Non è facile poter dimostrare questa tesi.
Innanzitutto gli Avvocati fanno redigere di una perizia tecnica (medico legale) in grado di confermare che la causa dei suoi danni risiede nella imperizia e nella negligenza del personale che ha eseguito l’accertamento diagnostico.
È uno dei presupposti per agire contro gli ospedali: il paziente che agisce in giudizio deve provare l'inadempimento del sanitario, dimostrando che la patologia è insorta a causa del suo comportamento negligente o omissivo.
La perizia contiene un concetto ben preciso: gli strumenti utilizzati per eseguire la colonscopia, in particolare il canale che va ad inserirsi nell’intestino, maggiormente sottoposto a inquinamento biologico, non sono stati adeguatamente disinfettati prima dell’uso.
In realtà non vi sono prove certe, nessuno ha potuto analizzare gli strumenti e rilevarvi la presenza di agenti infettivi, ma per il consulente, la data di contagio con il virus dell’epatite è compatibile con la data dell'intervento endoscopico, sulla base di alcuni elementi come l'esordio dell'epatite acuta, e l’assenza di altri fattori di rischio assunti durante il periodo d'incubazione dell'infezione.
Certo, si rimane nel campo della probabilità e non in quello della certezza, tanto che l’Ospedale prova a difendersi affermando che al momento del primo ricovero l'infezione era già avvenuta anche se le analisi avevano escluso la presenza dell'anticorpo.
Giudice condanna ospedale: epatite contratta durante colonscopia
Fortunatamente, il giudice accoglie le tesi difensive di P.V. e condanna la struttura ospedaliera. Ritenendo che quello che intercorre tra paziente e ospedale sia un contratto regolato dalle norme in materia di prestazione d'opera professionale, il gestore della struttura sanitaria deve rispondere dei danni derivati al paziente da trattamenti sanitari praticatigli con colpa.
Non solo, ma essendo derivati dei danni, la struttura è obbligata a corrispondere un risarcimento esteso al danno costituito dalle conseguenze derivanti dalle menomazioni fisiopsichiche causate dal comportamento inadempiente del medico.
La trasmissione del virus dell’epatite mediante contatto della cute non integra con oggetti non sterilizzati è molto meno raro di quanto si possa pensare.
Non è neppure necessario che il trattamento sia invasivo come nel caso della colonscopia o degli interventi odontoiatrici, poiché la casistica medica riporta frequentemente casi in cui l’infezione è penetrata nell’organismo attraverso forbicine, spazzolini da denti, aghi da tatuaggio e, addirittura, durante sedute dal barbiere o dall’estetista.