Avvocato di Fiducia e le Garanzie di Qualità
Ti sei mai chiesto cosa fa dell'Avvocato una professione così Nobile, diversa dalle altre? Innanzitutto, in Italia, essere un Avvocato vuol dire garantire una qualità di assistenza molto elevata e rispettare stringenti obblighi imposti per l'appartenenza al proprio Albo degli Avvocati.
“Siamo come un assicurazione sulla vita: speri che non serva, ma per la miseria non averla è...un errore!” Saul Goodman
Ai sensi dell’art 1, comma 1, del Codice Deontologico forense “l’avvocato tutela, in ogni sede, il diritto alla libertà, l’inviolabilità e l’effettività della difesa, assicurando, nel processo, la regolarità del giudizio e del contraddittorio.”
Questa espressione è, di per sé, sintomatica della grande missione perorata dall’avvocato.
Avvocato è colui che rende possibile l’esercizio del diritto di difesa garantito dall’articolo 24 Costituzione; senza questo ruolo, sarebbe impossibile ottenere la tutela della maggior parte dei diritti.
Non solo: il legale è chiamato ad assicurare la regolarità del giudizio e del contraddittorio nel processo.
In sostanza, l’avvocato è posto a presidio della legalità, è un vero e proprio garante del rispetto della parte che difende.
E non solo delle leggi nazionali, in quanto, ex art. 1 comma 2 del codice deontologico, l’avvocato vigila anche sulla conformità delle leggi ai principi dell’Ordinamento dell’Unione Europea ed ai principi della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e dellelibertà fondamentali.
E’ evidente che una professione così prestigiosa, “elevata” ed “illuminata” rispetto a qualsiasi altra attività intellettuale, non può prescindere da alcuni importanti presupposti: la tutela dell’affidamento della collettività e della clientela, la correttezza dei comportamenti, la qualità ed efficacia della prestazione professionale.
Insomma, proprio la straordinaria importanza del ministero richiede una altrettanto straordinaria correttezza nei confronti dei clienti e della genericità dei consociati: non a caso, all’avvocato è imposto il dovere di dignità, probità, decoro ed indipendenza nella vita sociale, il dovere di trasparenza nell’esercizio dell’attività professionale e nella relativa informazione, il dovere di equilibrio e misura nei rapporti con gli organi di informazione.
Segretezza e Riservatezza
L’avvocato deve, altresì, osservare il dovere di segretezza e riservatezza.
Infine, al precipuo scopo di tutelare la qualità ed efficacia della prestazione professionale, al patrocinatore è imposto l’ulteriore dovere di diligenza, di aggiornamento professionale e di formazione continua.
Il rigore delle prestazioni e le sanzioni disciplinari
Poiché le norme del codice deontologico forense sono emanate anche a tutela dell’interesse pubblico al corretto esercizio della professione dell’avvocato, la loro violazione non può che assumere rilevanza disciplinare.
Al fine di garantire il rispetto dei doveri imposti all’avvocato è, quindi, predisposto un sistema di controllo ad hoc.
In forza dell’art 20 del nuovo Codice Deontologico Forense, la violazione dei doveri e delle regole di condotta sinora elencate e, comunque, le infrazioni ai doveri e alle regole imposti dalla legge o dalla deontologiacostituiscono illeciti disciplinari.
Spetta agli Organi disciplinari la potestà di applicare sanzioni adeguate e proporzionate alla violazione deontologica commessa.
Attualmente, il potere disciplinare è devoluto ai Consigli Distrettuali di Disciplina, istituiti presso ciascun Consiglio dell’ordine distrettuale, composti da 5 membri, fra cui non possono rientraresoggetti appartenenti all’ordine al quale è iscritto il professionista a carico di cui si procede.
Tali organi accertano, dunque, la commissione dell’illecito da parte dell’avvocato e, se del caso, lo condannano alla sanzione disciplinare. Tale sanzione viene commisurata rispetto alla gravità del fatto, all’intensità dell’elemento psicologico, al comportamento precedente e successivo al fatto. Vengono, inoltre, valutate tutte le circostanze nel cui contesto è avvenuta la violazione.
L’art 22 individua, sotto tale profilo, un vero e proprio catalogo di sanzioni che possono essere comminate agli avvocati responsabili di illeciti disciplinari: si va dal mero “avvertimento”, che consiste nell’informare l’incolpato che la sua condotta non è stata conformealle norme deontologiche e di legge, con invito ad astenersi dal compiere altre infrazioni, alla “censura”, consistente nell’effettivo biasimo formale, alla “sospensione”,che si concretizza nell’esclusione temporanea (da due mesi a cinque anni) dall’esercizio della professione, sino alla vera e propria “radiazione”, consistente nell’esclusione definitiva dall’albo, elenco o registro, che impediscealtresì l’iscrizione a qualsiasi altro albo, elenco o registro. Trattasi di sanzione particolarmente gravosa, inflitta per violazioni di rilevanza tale da rendere incompatibile la permanenza dell’incolpato nell’albo.
Per i casi più gravi, sono previsti inoltre meccanismi di aumento della sanzione, al fine di commisurare la pena all’effettiva gravità dei fatti contestati.
Le falle del sistema giudiziario danneggiano l’Avvocato
Alla luce di tali osservazioni, è evidente che l’avvocato è sempre tenuto a comportarsi con la massima diligenza professionale, osservando i suoi doveri di lealtà e trasparenza tanto nei confronti dei clienti, quanto verso la collettività.
Non solo: il legale è obbligato al continuo aggiornamento professionale ed alla formazione costante.
Tutto ciò, a pena di provvedimento disciplinare, che, come si anticipava, può consistere perfino nella radiazione del professionista dall’albo.
L’avvocato ha, quindi, tutto l’interesse a comportarsi in modo pressoché impeccabile verso il proprio assistito.
E’ un luogo comune, ad esempio, quello secondo cui l’avvocato trarrebbe beneficio dai processi più lunghi: anzi, le “lungaggini processuali” non fanno che danneggiare il professionista, cagionandone l’impossibilità di lavorare serenamente, risolvendo in tempi brevi il problema del cliente e quindi avere diritto al saldo dell’intera parcella.
L’Avvocato che cura le storture del sistema giustizia
E’ proprio l’avvocato, infatti, la prima vittima di un sistema giudiziario lento, aggravato dalla burocrazia, spesso incapace di dare risposte tempestive ed efficaci alle questioni più semplici.
La soluzione più utile parrebbe essere, dunque, quella di rivolgersi immediatamente al proprio legale, già nella fase della gestione dei rapporti e degli affari, sì da prevenire i problemi e garantire la legalità già nella fase antecedente al contenzioso.
Anche perché, appunto, l’avvocato non ha alcun potere di incidere sui tempi del processo e ne subisce, proprio al pari del cliente, gli effetti negativi.
Giova, in conclusione, rammentare che l’avvocato siede sempre affianco al proprio assistito, anche quando c’è da “sopportare” i lunghi tempi del processo.
Sistema di controllo di qualità della prestazione
L’avvocato è parte della soluzione e non del problema.
Spesso, lo si da per scontato, ma non lo è, egli condivide ogni ansia e sofferenza dei propri clienti, con tutte le responsabilità che gravano su un tutore e garante dei diritti.
Per questo, bisogna continuare ad affidarsi al proprio legale di fiducia, rammentando che questi ha tutto l’interesse a comportarsi in modo probo ed onesto verso il cliente, non solo per dovere di deontologia professionale, ma anche dovendo scontare l’esistenza di un sistema di controllo di qualità della prestazione e rigore delle condotte.
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