Lettera sulla Professione di Avvocato
La Bellissima lettera aperta del Collega Avvocato Giuseppe Caravita al Papà.
“LETTERA A MIO PADRE”
Caro papà. che sei lassù in cielo, insieme a mamma, e ai nonni, ai bisnonni e tutti i trisavoli, tutti avvocati, ti volevo dire questo. Sono avvocato anche io, come volevi tu, e come non volevo io.
Io avrei fatto altre cose, tu lo sai meglio di me, perchè anche tu da ragazzo avresti fatto altre cose. Avresti scritto, avresti dipinto, saresti partito marinaio.
Maledetto senso del dovere. Benedetti gli occhi delle donne che ci hanno stregato e maritato, e fatto fare figli. Senso del dovere e figli, uguale addio a libri, pennelli, navi e sogni da corsaro.
Sotto con i codici, e il culo sulla sedia, e le preoccupazioni.
Avanti con le cause, e le procedure che iniziano e non finiscono mai, e vanno avanti mentre le rughe si aggiungono una a una sulla tua faccia, che solo tu sai ormai che è la faccia di un ragazzo che sognava di fare il pirata, il poliziotto, il pompiere, tutto meno che questo mestiere che ti graffia e ti artiglia l'anima.
Quante riforme del codice abbiamo visto, io e te? Quante risme di carta abbiamo consumato? A quanti colleghi presuntuosi abbiamo pacatamente sorriso, stramaledicendoli dentro di noi? Quello che mi domando, caro papà che stai lassù, è quando, cioè in quale momento tu hai capito che io ero un buon avvocato. Ma l'hai capito veramente, poi? O era solo un tuo sogno? Cioè tu sognavi che io diventassi un buon avvocato, e la smettessi di sprecare le mie capacità. Ma lo sai cosa è successo in questi anni, papà? Lo sai che gli avvocati sono diventati un numero spropositato? Lo sai che la gente non paga più, anzi ti ride in faccia quando chiedi di essere pagato? Perchè non siamo stati in grado di prevedere tutto questo, te e io, papà? Avrei fatto un'altra cosa, forse...avrei fatto l'impiegato in un Ministero, o il dirigente in qualche Società.
Certo, avrei dovuto dire molti sissignore, ma tutti i mesi avrei avuto la pancia piena.
Certo, non avrei potuto mandare al diavolo chi volevo io, ma l'estate ad agosto sarei stato tranquillo in ferie. E invece no, papà, sono qui, a tirare la carretta, e certe volte è proprio difficile spiegare alla famiglia perchè un avvocato perbene è molto più povero di un norcino, con tutto il rispetto per i norcini. Eppure, quando vedo il vuoto dietro gli occhi di chi ha solo il culo da mettere su un macchinone, sono felice di essere squattrinato ma con il cervello che funziona.
Quando nella vita di tutti i giorni riesco a tenere la schiena dritta, forse perchè facile senza il peso del denaro nelle tasche, sono felice di essere avvocato, e di sapere parlare con tutti, poveri e ricchi, belli e brutti. Ecco, mi chiedevo se tu avevi capito già che ero un buon avvocato, o se sei partito per il cielo con questa domanda ancora aperta. E allora ti rispondo io: sembra di si, papà, sembra che io sia un buon avvocato. Almeno così mi dicono in molti. E quando mi siedo dietro la mia scrivania, mi sembra che non avrei potuto fare altro nella vita.
Veramente, papà.
Grazie
Tuo figlio Giuseppe